
Dal riflesso dell’armadio a specchio
un fascio di luce polverina
indorava la libreria in stile di papà,
le ante in vetro a riparare libri vetusti e recenti:
il sensuale D’Annunzio, il perfido Aretino,
il sempre giovane Rimbaud, l’avventuriero Conrad,
l’intramontabile Camilleri, l’oscuro Moresco e tanti altri,
tutti stipati sullo stesso ripiano,
alla rinfusa, fraternamente.
Papà era dappertutto,
aveva lasciato tracce del suo passaggio in ogni libro:
una dedica, una piega, un verso sottolineato,
una fodera trasparente, una cartolina come segnalibro.
Quanti ricordi del lettore che fu
quanti ricordi smemorati dall’abitudine:
quel lume di sole aveva aperto
pagine di vita a lungo dimenticate,
il grande Libro del Mondo,
frammenti del passato sepolti nella memoria,
e di lì a poco investito me di calore
e di colore, di un giallo a dir poco indescrivibile.
*
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